Europa verso una nuova alleanza spaziale? L’acquisizione SES-Intelsat rilancia il dibattito su un “Airbus dello Spazio”

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La Commissione Europea ha dato martedì il via libera senza condizioni all’acquisizione del colosso americano Intelsat da parte dell’operatore satellitare lussemburghese SES. Questa operazione, del valore di 2,8 miliardi di euro e annunciata nell’aprile 2024, attende ora soltanto l’autorizzazione delle autorità statunitensi per essere completata.

Bruxelles ha ritenuto che la fusione tra i due gruppi non rappresenti una minaccia alla concorrenza, in considerazione dell’esistenza di altre tecnologie concorrenti come la fibra ottica terrestre e le reti di satelliti in orbita bassa, come quella di Starlink, appartenente all’imprenditore Elon Musk.

Questa approvazione arriva in un momento cruciale per l’Europa. Dopo che l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minacciato di sospendere l’accesso dell’Ucraina alla rete satellitare Starlink, l’Unione Europea ha accelerato la sua strategia per dotarsi di un’alternativa autonoma e sicura nel settore delle comunicazioni spaziali.

Con questa operazione, l’Europa si prepara ad avere due attori principali nel campo satellitare: da un lato il nuovo gruppo SES-Intelsat, che potrà contare su una flotta combinata di 130 satelliti collocati tra gli 8.000 e i 36.000 chilometri dalla Terra; dall’altro, l’operatore franco-britannico Eutelsat, che, dopo l’acquisizione di OneWeb nel 2023, dispone oggi di 35 satelliti geostazionari e ben 630 satelliti in orbita bassa, a circa 1.200 chilometri di altitudine.

Nonostante questi numeri, il confronto con Starlink è ancora impietoso. In soli cinque anni, la società americana ha già lanciato oltre 7.000 satelliti, con molti altri previsti nei prossimi mesi. Questa espansione vertiginosa sottolinea l’urgenza per l’Europa di rafforzare le proprie capacità spaziali e di riflettere su un’eventuale unione strategica, simile al consorzio Airbus che, anni fa, segnò la rinascita dell’industria aeronautica europea.

Il tema di un “Airbus dello Spazio” torna quindi di attualità. Una cooperazione tra stati e aziende del continente potrebbe rappresentare una risposta efficace alla concentrazione di potere spaziale nelle mani di pochi attori privati americani. La domanda resta aperta: l’Europa riuscirà davvero a unire le proprie forze per costruire un futuro spaziale indipendente e competitivo?