Chi era Laura Biagiotti, regina del cashmere e del bianco

Era famosa in tutto il mondo per i suoi abiti di cashmere, i suoi profumi, quel sorriso rassicurante e contagioso che negli ultimi vent’anni ne aveva fatto la migliore ambasciatrice della moda italiana nel mondo.
È morta a 73 anni per un attacco cardiocircolatorio.
Era romana, Laura Biagiotti, figlia di Delia Soldaini Biagiotti, sarta da cui ereditò la passione per lo stile e una straordinaria capacità imprenditoriale.
Laura è stata capace in una manciata di lustri di trasformare l’azienda da lei fondata nel 1972 in una fashion company di statura mondiale, da dodici anni saldamente nelle mani della figlia Lavinia.
Il suo stile inconfondibile era quello degli abiti morbidi e avvolgenti, celeberrime le sue fragranze scelte da star e donne comuni.
Una romanità gentile e colta esportata nel mondo
È stata capace di esportare una romanitá gentile e colta in ogni parte del mondo, in particolare in Oriente negli ultimi anni.
Donna eclettica, lettrice vorace (possedeva diecimila libri), aveva studiato archeologia e saliva spesso alla ribalta delle cronache anche per i suoi viaggi.
Grande collezionista d’arte, soprattutto di quadri futuristi, li prestava a musei e gallerie di tutto il mondo in occasione delle grandi mostre.
Fu definita dal New York Times “la regina del cashmere”.
Negli anni Settanta Biagiotti aveva acquisito una fabbrica in cui veniva lavorato, la MacPherson, cosa che le permetteva di averne quanto e della qualità che desiderava, diventando così indipendente.
“Per uno stilista la cosa bella della maglieria è che puoi fare tutto da solo”, diceva.
Biagiotti era famosa per i camicioni, lo stile delicato “da bambola”, le tinte chiare e l’uso del Bianco – il Bianco Biagiotti, famoso quanto il Rosso Valentino – oltre che per il modo di fare raffinato e riservato, per cui veniva soprannominata “la gran signora”.
I viaggi e l’esportazione del Made in Italy
La sua passione per i viaggi la portò a esportare il Made in Italy nel mondo.
Nel 1988 fu la prima stilista italiana a sfilare in Cina, a Pechino, con trenta modelle cinesi che indossarono 150 capi in seta e cashmere.
Dell’esperienza in Cina amava raccontare:
“Laura di Cina ovvero LO.LA.PI.CIO.TI. Così infatti si pronuncia il mio nome, secondo la fonetica cinese. L’ideogramma del mio nome, tradotto, significa letteralmente lavoro duro, l’amore dei fiori, competizione, orgoglio, donna elegante. Una sintesi colorita e calzante della mia personalità.”
Incapace di vantarsi d’aver conosciuto l’ultimo imperatore della Cina anni prima del film di Bertolucci che trionfò all’Oscar, era allergica al trionfalismo – e al vantarsi di qualcosa d’importante – anche quando la Repubblica Italiana la onorò, giustamente, con un francobollo.
Nel 1992, a New York, porta a casa il titolo di “Donna dell’anno”.
Nel 1995 un altro record: Biagiotti è la prima a sfilare in Russia, al Cremlino.
Arte, vita privata e gli ultimi anni
Adorava i cani “trovatelli” di cui si circondava nella sua villa di Roma Nord.
Non dimenticò mai il suo amore per l’arte, al punto da acquistare agli inizi degli anni Ottanta il Castello di Marco Simone a Guidonia con l’intento di restaurarlo.
Da allora l’edificio è la sede dell’atelier Biagiotti.
Ed è proprio lì che la sera del 24 maggio è stata colpita dal malore che le è stato fatale.