Battlefield 6 Recensione | La campagna, il multiplayer e quel quasi capolavoro

Battlefield 6: il ritorno alla guerra totale

Con Battlefield 6, EA e i suoi studi interni firmano un ritorno potente e spettacolare alla formula che ha reso la saga un punto di riferimento per gli sparatutto su larga scala.
Il titolo, costruito su una versione aggiornata del Frostbite Engine, ci trasporta nel 2027, in un futuro prossimo in cui le tensioni geopolitiche sono pronte a esplodere. La NATO vacilla, mentre una nuova organizzazione chiamata Pax Armata — formata da mercenari d’élite e unità ribelli — minaccia di riportare il mondo nel caos.

L’obiettivo dichiarato degli sviluppatori è chiaro: restituire al franchise la sua identità originale, fatta di battaglie dinamiche, distruzione su larga scala e una componente multiplayer che rimanga viva per anni.
Fin dai primi trailer, Battlefield 6 ha promesso una rivoluzione, con mappe più ampie, fisica migliorata, e una maggiore interazione ambientale. E, almeno in parte, la promessa viene mantenuta.

Prima di arrivare al cuore pulsante del gioco, il multiplayer, vale però la pena analizzare con attenzione la campagna single player, che segna un ritorno alle origini dopo la parentesi divisiva di Battlefield 2042.

Campagna: un viaggio spettacolare ma senza anima

La campagna di Battlefield 6 si svolge in un futuro prossimo, in pieno clima di guerra globale.
Il giocatore veste i panni di vari soldati appartenenti alla coalizione che tenta di contrastare l’avanzata di Pax Armata, un gruppo di mercenari spietati decisi a conquistare potere attraverso il caos. Le missioni ci portano in diversi angoli del pianeta — dalle città europee devastate dai bombardamenti alle distese desertiche del Medio Oriente — e la regia punta tutto su realismo e spettacolarità.

Tuttavia, proprio qui emergono i primi limiti. La narrazione è affidata a una serie di flashback che raccontano le operazioni più decisive del conflitto, ma l’intreccio risulta discontinuo e frettoloso. Mancano momenti davvero memorabili, di quelli che in passato sapevano toccare le corde emotive del giocatore.
È come se la campagna non riuscisse a trovare un tono coerente: né abbastanza cinematografica, né davvero strategica.

Un altro problema evidente riguarda la caratterizzazione dei personaggi.
EA e DICE avevano anticipato sui social diversi profili dei protagonisti, presentandoli come soldati complessi, con un passato e delle motivazioni credibili. Nel gioco, però, tutto questo si perde: i dialoghi sono scarsi, le motivazioni restano appena accennate e il giocatore fatica a creare un legame con chi combatte al suo fianco.

Eppure, la campagna non è da buttare.
Le missioni durano in media quattro o cinque ore e mantengono un buon ritmo, alternando fasi di infiltrazione a momenti di azione esplosiva che ricordano i migliori film bellici.
Dal punto di vista del gameplay, Battlefield 6 resta un piacere da giocare: il feeling delle armi è eccezionale, i suoni sono realistici e la distruzione ambientale torna a essere protagonista.
Far saltare in aria un edificio per eliminare un gruppo di nemici o far esplodere un deposito di carburante regala una scarica di adrenalina tipica del franchise.

Il punto debole rimane la linearità delle missioni.
Le mappe della campagna sono sì spettacolari, ma non lasciano grande libertà d’approccio.
Non si possono scegliere percorsi alternativi o strategie diverse: il gioco spinge sempre nella stessa direzione, rendendo l’esperienza più simile a un film interattivo che a una vera simulazione bellica.

In sintesi, la campagna di Battlefield 6 è breve ma intensa, con momenti di puro spettacolo visivo e un gameplay solidissimo. Tuttavia, l’assenza di una vera evoluzione narrativa e di personaggi memorabili impedisce al single player di competere con i migliori episodi della serie come Bad Company 2 o Battlefield 1.

Battlefield 6 recensione multiplayer

Multiplayer: il cuore della battaglia

Se la campagna rappresenta un esperimento parzialmente riuscito, il multiplayer di Battlefield 6 è invece un trionfo.
Benvenuti nella guerra totale”: così ci accoglie il gioco al primo avvio, e mai parole furono più azzeccate.
La componente online è la vera anima del titolo, quella che terrà viva la community per mesi — se non per anni.

Le partite online sono immense e caotiche, ma allo stesso tempo perfettamente bilanciate.
Grazie alla collaborazione tra Criterion Games e Ripple Effect Studios, il team di sviluppo ha costruito un’esperienza di guerra totale che unisce spettacolarità, tattica e cooperazione.
Le mappe sono gigantesche e variegate: città in rovina, steppe innevate, deserti attraversati da tempeste di sabbia e centri urbani distruttibili fino all’ultimo mattone.

Ogni battaglia diventa una storia a sé.
I jet sfrecciano nei cieli, i carri armati fanno tremare la terra, mentre la fanteria — piccole formiche in un mondo di metallo — si muove coordinata per conquistare punti strategici.
La presenza di gadget innovativi, come la scala portatile o il drone di supporto, arricchisce le possibilità tattiche, permettendo approcci sempre diversi.

Il nuovo sistema di classi segna una delle rivoluzioni più riuscite della serie.
Dimenticate il modello ibrido di Battlefield 2042: qui tornano ruoli chiari e distinti, con kit personalizzabili che sbloccano abilità attive e passive durante il match.
Il geniere può sabotare i veicoli nemici e rendere più difficili le loro riparazioni; il ricognitore può marcare automaticamente i bersagli e impedirne la rianimazione.
Ogni classe gode di bonus unici quando utilizza armi coerenti con il proprio ruolo, rendendo la cooperazione davvero strategica.

Dal punto di vista tecnico, Battlefield 6 è una gioia per gli occhi.
Il Frostbite Engine regala panorami mozzafiato e una distruzione ambientale realistica.
Sebbene non stabilisca nuovi standard grafici — anche per l’assenza del ray tracing in tempo reale — il gioco resta spettacolare, fluido e ottimizzato.
Su PlayStation 5 Pro e Xbox Series X, è possibile scegliere tra modalità Qualità (60 fps) e Prestazioni (120 fps), entrambe stabili e visivamente eccellenti.
Anche su PC, le prestazioni si mantengono granitiche, con un frame rate costante e tempi di caricamento rapidi.

Il sound design è un altro fiore all’occhiello.
Ogni colpo di fucile, esplosione o passo nel fango è riprodotto con una precisione quasi maniacale, immergendo completamente il giocatore nel caos della battaglia.
È quel tipo di esperienza che ti fa sentire parte di qualcosa di più grande, dove ogni azione — dal lanciare una granata al soccorrere un compagno — può cambiare le sorti dello scontro.

Il supporto post-lancio è già pianificato: nuovi contenuti stagionali, modalità inedite e, soprattutto, il tanto atteso Battlefield Portal, che permetterà di creare esperienze personalizzate e rigiocare mappe classiche dei capitoli passati.
C’è anche grande attesa per una futura modalità Battle Royale, che potrebbe completare l’offerta rendendola una delle più ricche del genere.

Conclusioni e giudizio finale

Pur con qualche incertezza nella campagna, Battlefield 6 si impone come uno degli sparatutto più completi e divertenti degli ultimi anni.
Il lavoro svolto da EA e dagli studi partner è notevole: il titolo riesce a unire spettacolarità, tattica e tecnica in un’unica esperienza coesa.
Il multiplayer è la vera stella del pacchetto, un concentrato di adrenalina pura, mentre il comparto tecnico e sonoro raggiunge livelli altissimi.

Con la promessa di nuovi contenuti post-lancio, un sistema di classi finalmente bilanciato e una distruttibilità ambientale degna del nome Battlefield, il gioco segna un ritorno alla grandezza che i fan aspettavano da anni.

Battlefield 6 non è perfetto, ma è autentico, ambizioso e pieno di energia.
Un titolo che riconquista il suo posto sul trono degli sparatutto e ci ricorda, ancora una volta, perché la guerra totale di EA è una delle più emozionanti mai vissute su schermo.

Battlefield 6 è tornato in grande stile e per i prossimi mesi sarà protagonista della scena mondiale degli shooter game.