Mentre la stagione turistica del 2025 in Italia volge al termine, è tempo di bilanci. Andrea Barsotti, fondatore di KissFromItaly, analizza l’andamento di un anno complesso, che ha visto alcune città soffrire e destinazioni emergenti guadagnare terreno, delineando le prospettive per il 2026.
Un’estate Sottotono per le Grandi Città d’Arte
L’anno era iniziato sotto i migliori auspici. Tra gennaio e febbraio, le prenotazioni avevano registrato un’impennata del 30-50% rispetto al 2024, facendo presagire una stagione da record. Tuttavia, lo slancio si è arrestato a marzo, portando a un’estate decisamente più debole del previsto. I mesi di giugno, luglio e agosto hanno deluso le aspettative di molti operatori del settore, con performance inferiori a quelle dell’anno precedente.
Le principali mete turistiche hanno subito cali significativi:
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Firenze: circa -20%
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Venezia: circa -30%
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Costiera Amalfitana: circa -25%
Unica eccezione è stata Roma, che ha visto un aumento dei flussi grazie all’afflusso di pellegrini per il Giubileo in Vaticano.
Il “Fattore Americano” e l’Impatto Economico
Uno dei motivi principali del rallentamento è stata la diminuzione dei visitatori statunitensi. Tradizionalmente tra i turisti con la più alta capacità di spesa, quest’anno gli americani sono stati meno numerosi e hanno speso meno.
“Vedo diverse ragioni per cui meno americani hanno viaggiato in Italia quest’anno”, spiega Andrea Barsotti. “Innanzitutto, le incertezze politiche, sia a livello internazionale che interno, hanno reso i viaggi intercontinentali percepiti come più rischiosi. Dal punto di vista economico, poi, un dollaro più debole rispetto all’euro ha aumentato il costo dei viaggi in Europa. Aggiungiamo il timore di alcuni americani su come sarebbero stati accolti all’estero, date le tensioni politiche negli Stati Uniti, e il risultato è che molti hanno preferito rimanere più vicini a casa o posticipare i loro piani”. L’effetto è stato tangibile: alberghi più vuoti e ricavi inferiori, specialmente nelle destinazioni che dipendono maggiormente dal mercato statunitense.
Venezia e l’Incognita del Contributo d’Accesso
Il calo di quasi il 30% registrato a Venezia è stato uno dei dati più drastici della stagione. Oltre alla generale contrazione del turismo americano, operatori e residenti puntano il dito su un altro fattore: il nuovo contributo d’accesso per i visitatori giornalieri, introdotto nel 2025.
La tassa, pensata per limitare il turismo “mordi e fuggi” e proteggere la fragile infrastruttura della città, potrebbe aver scoraggiato una parte dei potenziali visitatori, in particolare quelli con un budget più limitato. “L’introduzione della tassa è stata controversa”, afferma Barsotti, “ma la considero un passo positivo per proteggere Venezia dal sovraffollamento turistico e allo stesso tempo ottenere risorse finanziarie da destinare alla conservazione della città”. Nonostante le polemiche, la misura, introdotta in via sperimentale, è stata già riconfermata per il 2026.
La Riscossa delle Destinazioni Secondarie
Mentre le icone del turismo rallentavano, le regioni italiane meno note hanno guadagnato terreno. Nel 2025, sempre più viaggiatori hanno scelto:
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Puglia: con i suoi borghi bianchi, la cucina eccezionale e i trulli, la regione è in pieno boom, ricercata per la sua autenticità.
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Le Marche: definite da molti come “la nuova Toscana”, offrono colline, città rinascimentali e coste, ma senza la folla e con prezzi più contenuti.
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Sardegna: un tempo trascurata dal mercato americano, oggi figura in sempre più itinerari grazie a spiagge incontaminate, paesaggi selvaggi e un’offerta di lusso in crescita.
Queste destinazioni hanno saputo attrarre turisti offrendo autenticità, spazi meno affollati e un miglior rapporto qualità-prezzo.
Il Re del Gelato: Un Simbolo di Qualità che Resiste
Eppure, anche in una Toscana che registra un calo generale, ci sono storie di eccellenza che continuano ad attrarre visitatori da tutto il mondo, spinti dalla ricerca di autenticità. A San Gimignano, basta passare davanti a una certa gelateria per sentire risate e vedere una lunga fila di persone. È il regno di Sergio Dondoli, il “Re del Gelato”.
A 72 anni, Dondoli è un’istituzione. La sua passione per questo iconico dessert italiano è contagiosa. “Per me il gelato è tutto”, racconta mentre scambia qualche parola con i clienti. La sua avventura è iniziata a 7 anni, con il primo assaggio: “Fu come uno shock. Era freddo ma anche dolce. Una vera felicità. Quello è il mio primo ricordo, e poi è diventato il mio mestiere”.
Clienti come Joseph Tomashek e Sarah Burnash, arrivati da Charlotte, North Carolina, sono unanimi: “È il miglior gelato che abbia mai assaggiato”.
Il Segreto del Sapore: Ingredienti Unici e Latte Crudo
Ma cosa rende unico il suo gelato? “Ingredienti biologici. Nessuno lo faceva in passato”, spiega Dondoli. La sua ricerca della perfezione lo ha portato a selezionare una polvere di latte dalla costa della Normandia, dove le mucche si nutrono di erba salmastra, producendo un latte dal sapore speciale.
Ma il vero segreto, svela, è un altro: “Uso latte crudo. Trent’anni fa nessuno ne parlava, ma è questo che ha iniziato a fare la differenza. Migliore è il latte, migliore è il risultato. Semplice. E noi abbiamo il latte migliore della Toscana”. Il 60% del suo gelato è composto da latte proveniente da una fattoria locale, che Dondoli visita personalmente. Una volta miscelato con zucchero, sale e panna, il composto viene pastorizzato e mantecato. Prima di venderlo, l’assaggio è d’obbligo: “Le mie mucche hanno lavorato molto bene”, sorride.
Un Bilancio a Due Velocità e lo Sguardo al Futuro
In conclusione, come ricorderemo la stagione turistica 2025, a quasi tre mesi dalla sua fine? Da un lato, i dati preliminari ufficiali parlano di una modesta crescita complessiva. Dall’altro, l’esperienza sul campo rivela una domanda più debole nelle grandi mete, compensata dall’ascesa delle regioni secondarie e dall’intramontabile fascino delle eccellenze artigianali come quella di Sergio Dondoli.
Il rallentamento, sebbene difficile per le imprese, ha offerto un vantaggio inaspettato: un alleggerimento del sovraffollamento turistico, con esperienze di visita migliori e meno stress per residenti e infrastrutture.
“I dati di fine settembre e inizio ottobre suggeriscono che destinazioni come Firenze stanno iniziando a riprendersi”, conclude con cauto ottimismo Barsotti. “Sebbene la domanda generale resti al di sotto delle aspettative iniziali, stiamo vedendo il ritorno di alcuni viaggiatori, un segnale incoraggiante in vista del 2026”.